Certe carezze ti fanno sentire a casa.
Sentiva ancora il suo odore addosso.
Sentiva ancora le sue mani calde e grandi sul suo corpo.
Sentiva ancora la sua bocca vorace, divorare la sua.
Non era lì con lei, eppure riusciva ancora a sentirlo. Dentro.
Non c’era stato nulla di pianificato, costruito tra loro. Nulla. Il bene, l’amore, la passione. Tutto nacque lentamente e si insinuò nelle loro viscere, piano, ma inesorabilmente.
Non si dissero molte parole. Tutte già spese. Erano i corpi che avevano tanto da dirsi e da darsi. Le mani che cercavano la pelle. Le labbra che ardevano, desiderose di mangiarsi. Fecero l’amore assaporandosi. Godendo del piacere l’uno dell’altra, non si staccarono gli occhi di dosso. Era un cercarsi e trovarsi continuo. L’istante prima, l’istante dopo, il durante. Tra di loro era straordinario sempre.
La faceva morire lentamente con le sue mani, per poi farla rinascere con il suo sguardo, che la desiderava ancora, e ancora, e ancora.
“Sei l’ultima donna che voglio amare nella mia vita” le sussurrò all’orecchio, mentre le scostava i capelli per baciarle piano il collo. Lei lo guardò con i suoi penetranti occhi verdi pieni di lacrime. Gli accarezzò la guancia, sfiorandogli la barba. Amava tutto di lui, persino ciò che odiava.
Si salutarono, consapevoli che non sarebbe finita.
Accade spesso che le cose accadono,
a prescindere da noi,
nonostante noi,
ed è meraviglioso.
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